IRONMAN Pola: finalmente ci siamo!

IRONMAN: l’uomo di ferro, il supereroe più umano della Marvel (in fondo, è solo un uomo molto intelligente, col cuore malandato ed una formidabile armatura volante)…

Ma anche la regina delle gare, il TOP per ogni triatleta, anche se mezzo pensionato ed un po’ acciaccato come me: 3.800 mt a nuoto, 180 km in bici e, per finire, una maratona intera: 42 km e 195 metri da correre tutti d’un fiato. La gara suprema, l’obiettivo finale, la meta agognata: quello che la maratona rappresenta per un podista o lo Zoncolan per un ciclista, è l’Ironman per un triatleta. Sono ancora molto lontano dal potermi permettere una gara del genere, ma la cosiddetta “mezza distanza” la posso fare.

In realtà, già il Long Ligerman del 2013 sul Lago di Santa Croce era quasi un mezzo Ironman: mancavano solo una decina di km in bici ed una manciata di km a piedi per arrivare alla distanza classica dell’Half Ironman.

Quindi, ce la posso fare!

E così, agli inizi della primavera 2015 mi iscrivo all’Half Ironman di Pola (Croazia): 20 settembre, un’intera estate per prepararmi; un sacco di chilometri da fare, soprattutto in bici; un bel tratto a nuoto in mare aperto, l’Adriatico, in fondo lo stesso mare che bagna Jesolo, dove nuoto fin da bambino. Giugno, luglio e agosto, quindi, sono dedicati alla preparazione: soprattutto “lunghi” in bicicletta, la disciplina in cui mi sento decisamente meno pronto: prima tre, poi quattro ed alla fine cinque ore di seguito sul sellino.Pedalare per 150 km in mezza giornata, su e giù per la riviera dell’alto Adriatico ed il primo entroterra veneziano: Jesolo, Punta Sabbioni, Eraclea Mare, Caorle, San Donà…

Avanti e indietro, sempre cercando di mantenere quella improbabile media di 30 km all’ora e tornare, per ora di pranzo, da mia moglie ed i miei ragazzi, che mi aspettano al mare a Jesolo da quando sono terminate le scuole.

Corro, durante la preparazione, la mezza maratone di Jesolo in notturna: la Moonlight Half Marathon, da Punta Sabbioni alla centralissima Piazza Mazzini della mia Jesolo. È la “corsa di casa”, che l’anno scorso non ho potuto fare a causa dell’intervento chirurgico al nervo sciatico, effettuato proprio il giorno prima del via (e che mi ha, di fatto, tenuto bloccato per tutta l’estate).Sono in perfetta forma, il clima è ideale, il percorso ottimo: chiudo in un’ora e 36, il mio record personale ma, soprattutto, con mia moglie Elisabetta ed i miei ragazzi, Giorgio e Maria, che mi aspettano all’arrivo.

E così l’estate passa, tra lunghe nuotate ed ancor più lunghe pedalate, ed arriva il 19 settembre.

Parto al mattino con Andrea Lazzarini, il mio collega avvocato, compagno di scuola e di tante serate, che ridendo promette di farmi da “direttore tecnico” (in realtà berrà aperitivi e cocktail sulla spiaggia per tutto il giorno, ma sarà puntualissimo all’arena, sulla linea del traguardo). Gli iscritti sono 2000 e ne arriveranno al traguardo in tempo utile 1668.

La partenza è per le dieci del mattino dalla bella spiaggia di Verudela, qualche km a sud di Pola. Il mare è piuttosto increspato e soffia una discreta bora, che qui arriva da terra: per fortuna la muta e consentita. IMG-20150919-01561

Entriamo in acqua quasi alla spicciolata, divisi in gruppi a seconda del tempo che ipotizziamo di impiegare a coprire i 1.900 metri della fase di nuoto. Le prime bracciate sono buone: l’acqua è trasparente, percorsa da pesci che brillano ai raggi della luce che si infilano tra le onde. Parto con molta calma, cercando di tenermi lontano dal gruppo e di mantenere il mio ritmo di tre bracciate ed un respiro. Mi pare di andare via bene, ma fondo roccioso dopo pochi metri scompare in una pozza nero-bluastra, l’acqua si fa profonda, sento la riva allontanarsi alle mie spalle ed ecco che arriva l’affanno. Perdo il ritmo del respiro, le onde che arrivano da destra cominciano a dare fastidio, le boe al largo mi sembrano lontanissime….

Calma, calma, calma.

Facile a dirsi: tutt’attorno continuo a vedere braccia che si agitano, cuffie colorate, piedi che scalciano… Decido di fare un po’ di bracciate a rana, sperando di regolarizzare il respiro e riprendere il ritmo. Vedo che non sono il solo ad aver avuto questa pensata: poco avanti a me scorgo una specie di gigante russo, con la scritta BALATON tatuata sul braccio, che era entrato in acqua con il solo costume da bagno, mentre noi eravamo tutti stretti dentro le mute di neoprene. Sta andando a rana anche lui!

Non se se è stata questa immagine curiosa a tranquillizzarmi, ma sta di fatto che arrivo alla prima boa decisamente più sereno.  Viriamo a sinistra, per il breve tratto parallelo alla costa (che mi pare enormemente lontana) e puntiamo sulla seconda boa. La doppio e punto con decisione verso riva. Ho ripreso la mia nuotata normale, anche se sono costretto a respirare ogni due bracciate, sempre verso destra, per evitare di bere ogni volta che apro la bocca. Finalmente vedo la riva avvicinarsi. Scorgo la gente che fa il tifo. Noto che molti sono usciti da un bel po’, ma attorno e dietro a me ci sono ancora decine e decine di uomini che tentano di raggiungere la spiaggia il più presto possibile. Non sono ultimo, quindi, e già questa è una bella cosa… Inizio a vedere il fondale, i pesci sembrano essersene andati, la bora è piuttosto decisa e le onde fastidiose, ma ormai sento che è fatta. Appoggio i piedi e mi raddrizzo: sono fuori! Guardo il Garmin: 42 minuti. Pensavo peggio.1212_001155

Dalla spiaggia si sale verso la pineta, dove ci sono le bici.Prendo la borsa per cambiarmi e, sinceramente, me la prendo comoda, trovando anche il tempo di scambiare qualche mezza battuta ed un sorriso sincero con un altro atleta in età, che fruga nella borsa in cerca del casco da bici prima ancora di essersi tolto la muta. Arrivo nel grande parcheggio per le bici e noto con soddisfazione che, oltre alla mia, ce ne sono molte ancora sui supporti. Ridacchiando tra me e me, trotterello con la bici al fianco fino all’uscita, salto in sella e via, verso Pola.

Il percorso in bici è lungo, vallonato e sarà bersagliato dal vento fino al “giro di boa” a nord, dopo la bellissima Sanvincenti, alla quale mi lega il dolce ricordo di un viaggio con mia moglie, quando eravamo ancora fidanzati. Il ritorno verso Pola ci fa passare in mezzo a pinete e paesini, dove la gente assiepata lungo le stradine ci saluta e ci incita (“Forza italiano!”); transitiamo lungo una specie di strada provinciale, sotto Valle (Bale in croato) e superiamo parecchie brevi salite, per me tanto dure quanto emozionanti.Iniziano finalmente anche le discese, nelle quali prendiamo molta velocità: quasi mi distendo sulle prolunghe del manubrio, mangio qualche barretta, bevo tutte e tre le borracce di acqua e integratori che mi sono portato.I l gruppo si è allungato tantissimo: pedalo praticamente da solo fino quasi a Pola. 1212_012858

Entro in città e vedo già molti nel pieno della prova di corsa.Metto finalmente anche io giù la bici, indosso le mie fedeli Asics arancioni ed inizio a correre.

Mi sento benissimo ed in piena forma. Le gambe vanno a meraviglia ed inizio a superare decine e decine di altri concorrenti. Sorrido sempre più soddisfatto: non sono certo un grande ciclista, ma a piedi corro meglio di tantissimi altri. Più il tempo passa, più macino chilometri sul lungomare di Pola (sono tre giri, al termine di ognuno dei quali delle ragazze ti infilano nel braccio destro un braccialetto colorato), più persone supero. Mi sento la pelle tutta impiastricciata di sudore, acqua salata e schizzi di integratori dolciastri, ma sono felicissimo: alla fine saprò di aver recuperato, nella frazione di corsa, oltre trecento posizioni.

Arrivo finalmente all’ultimo giro, scambio qualche entusiastico “5” con i bambini lungo il tratto si strada che conduce all’Arena. Incrocio anche Dario ‘daddo’ Nardone di FCZ, vero animatore della gara, che fa da speaker e chiama per nome gli atleti in transito: “Forza Alberto!” mi grida. Io stringo ancora di più i denti e vado avanti.1212_019033

Ecco: ci sono.

L’Arena di Pola, bellissima come quelle di Verona, malinconica come solo un pezzo d’Italia e di Roma incastonato in un altro Paese può essere. È piena di gente. Alzo le braccia al cielo, limpido, azzurro e luminoso. Sento lo speaker dire il mio nome, vedo i due “gladiatori” al lati del traguardo, noto che sopra la finish-line il tabellone luminoso oltre al tempo indica anche il nome dell’atleta che sta passando…1212_028119

Pochi secondi, un attimo, e tutto finisce.

Una ragazza mi mette al collo una medagliona enorme, sorridendo. Io rido sempre: me ne renderò conto solo dopo, vedendo le foto ed il video della gara.A pochi metri dietro l’arrivo c’è Andrea che mi aspetta: ci siamo salutati solo poche ore fa ed io ero pieno di dubbi, apprensione ed un po’ di paura.Adesso ci guardiamo sorridendo: “Non sembri neppure sudato – fa lui – sei sicuro di averla fatta tutta la gara?“. Mi dà un favoloso “5” e, guardandomi da sotto gli occhio da sole mormora: “Andiamo a mangiare, dai. Ho fame“. E davanti ad un calice di ottimo Malvasia Istriano posso brindare con serenità a questo mio successo…

(P.S. alla fine ho chiuso in 5 ore e 47 minuti, anche se il tempo ufficiale dirà 5:05, dato che hanno deciso di togliere i tempi del nuoto a causa del vento forte, che ha strappato un paio di boe mandando molti atleti fuori direzione: 42 minuti di nuoto; 3:09 di bici e, soprattutto, un ottimo 1:46:00 a piedi).IMG-20150920-01573

 

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