Maratona di Firenze: con le lacrime agli occhi…

Firenze Marathon

Dopo la pausa forzata dell’estate scorsa, finalmente si ricomincia.

Mi alzo alle 3:40.
Avevo puntato la sveglia alle 4:15 ma alle tre e mezza ero già sveglio come un grillo.
Faccio colazione con calma (spremuta, latte, “pinza” come a Torino; mi preparo anche un panino integrale alla marmellata di fichi e una banana da mangiare dopo, in treno). Vado in bagno e puntuale alle 5 cinque meno un quarto arriva Luca. Siamo tutti e due poco preparati: io per aver ripreso a correre in agosto, dopo l’intervento al nervo sciatico e Luca per un dolore al piede che lo ha bloccato negli ultimi 15 giorni. Ad entrambi mancano i “lunghi” (io ne ho fatti solo tre, da 30 km) e lo pagheremo nell’ultimo tratto della gara.
Treno alle 5:37, semivuoto.
Ci accomodiamo con calma, Luca sonnecchia, io vado altre due volte in bagno (ottimo: é un aspetto importate per quanto apparentemente ridicolo…).
Arriviamo alle 7:30 e ci accodiamo al gruppo di podisti, che s’ingrossa strada facendo, e arriviamo al ponte San Nicoló, dove c’è la partenza. Incontriamo Cristian Fuser, che sabato ci ha ritirato i pettorali, ci vestiamo (fa caldo, almeno 16 gradi, e decido di correre in maniche corte con sopra la canottiera degli Oll Scars) e, dopo i saluti di rito (“spetame all’arrivo”) ognuno entra nella sua gabbia.
Su 11.000 iscritti, ne arriveranno al traguardo oltre 8686.
La partenza é molto lenta: siamo tanti e intasiamo i primi tratti.
Perdo un minuto al primo km e 40 sec. al secondo.
Solo al terzo riesco a mettermi sui 5 min/km, ma ho già perso i palloncini azzurri della “lepre” da tre ore e mezza, obiettivo ipotetico e “accarezzato”, nonostante fossi cosciente della mia scarsa preparazione.
Peraltro, nella settimana precedente la gara, ho iniziato a soffrire di frequenti aritmie e extrasistoli: non volendo correre rischi giovedì ho fatto una visita cardiologica con ECG a Monastier con successivo Holter per 24 ore. Solo venerdì all’una ricevo il benestare del cardiologo…
Con una mediocre preparazione ed un po’ di apprensione, affronto questa sesta sfida sulla lunga distanza.
Usciamo quasi subito dal centro storico, all’inizio c’é poca gente a fare il tifo, ma aumenta progressivamente.
Lungo il percorso ci sono ristori ogni 5 km (bevo sempre) e spugnaggi, gruppi musicali e stranieri, soprattutto francesi e spagnoli, ad incitare i loro corridori.
Tengo piuttosto bene, scendendo diverse volte sotto i 5 min e mi illudo di potercela fare…
Al 23′ km c’é un gruppo rock’n’roll con contrabbasso che mi ricorda l’estate: faccio un salto e fischio forte, ricaricandomi.
Torniamo quindi in centro, la gente é molta, il tifo aumenta.
Al km 34 imbocchiamo una strada stretta, alla fine della quale scorgo il campanile di Giotto!
Ho appena dato il “5” a due bambini e, pensando ai miei guardando questo spettacolo, mi commuovo.
Mi salgono addirittura le lacrime! Sono felice.
Gli ultimi km sono durissimi: i quadricipiti, soprattutto il destro, mi fanno male.
Sono stanco e la velocità scende a 5:30 e addirittura 5:40.
Capisco che le tre ore e mezza sono ormai un obiettivo impossibile.
Ma, ormai, mi basta arrivare, felice (e in salute).
Arrivando avevamo visto l’indicazione “KM 39” sul ponte Vecchio: penso solo a questo, adesso, immaginando che dopo il ponte é fatta. Ad un certo punto mi sento chiamare: “Vai Alberto, dai! Dai!”.
E’ Aldo Serafin, degli Oll Scars, venuto apposta da casa a fare il tifo per me, Cristian ed Ermete Pastorio, che supero ad un paio di km dall’arrivo.
Finalmente passiamo per Palazzo Vecchio, sotto il campanile, davanti al battistero. E’ stupendo!
Le gambe mi fanno sempre più male, temo un crampo (ce ne sono tanti bloccati, a causa del clima caldo e umido), ma alla fine arrivo in piazza Santa Croce, con la basilica alle spalle.
Lisa poi mi dirà che é vicino a via Anguillara, dove c’é la casa italiana di Martin Mistére: sinceramente, però, in quel momento, non mi rendo conto di nulla.
Vedo solo l’arrivo, potermi finalmente fermare, bere dell’acqua, telefonare a casa…
E’ fatta: sano e salvo in 3:40:17.

Avrei potuto limare qualche minuto, ma sono comunque molto contento.

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